Jesús Castellano Cervera e il “nuovo” in Chiara Lubich
Mentre il 14 marzo scorso, per il quarto anniversario dalla scomparsa della fondatrice dei Focolari, Chiara Lubich, in varie parti del mondo si susseguivano incontri di carattere ecumenico interreligioso e culturale, in 400 si sono dati appuntamento a Roma, presso l’Aula magna della facoltà teologica Teresianum, per “la prima” del libro: Il castello esteriore. Il “nuovo” nella spiritualità di Chiara Lubich di Jesús Castellano Cervera, ocd, curato da Fabio Ciardi, omi, direttore di Unità e Carismi.
Un evento, organizzato dalla redazione della rivista, dall’editrice Città Nuova e dai religiosi del Movimento dei Focolari di Roma che ricordasse Chiara attraverso gli elementi di novità che il teologo carmelitano aveva intuito nell’esperienza carismatica della Lubich e contenuti negli suoi scritti, tra cui molti inediti. «Questo è il suo libro postumo» ha ricordato Donato Falmi, direttore editoriale di Città Nuova, intervenuto come moderatore del pomeriggio.
Tra le molte personalità presenti: il Nunzio apostolico di Panama, Andrés Carrascosa Coso; il rappresentante della Segreteria di Stato, mons. Luciano Suriani; Pedro M. Funes Diaz dalla Congregazione per la Dottrina della fede e il presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, card. Ennio Antonelli, e alcuni rappresentati di vari movimenti laicali.
Nella Chiesa
Ad aprire il pomeriggio il card. João Braz De Aviz. Otto in tutto i Dicasteri a cui Castellano viene chiamato dal 1983 al 2005, collaborando spesso con Giovanni Paolo II per la preparazione di discorsi, documenti o testi per la liturgia, e a stretto contatto con l’allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, il card. Ratzinger. «Son contento di lavorare per il papa e per la Chiesa» aveva detto più volte padre Jesús.
A questo proposito nell’introduzione al volume Ciardi ricorda una data in particolare: il 24 aprile 2005. Durante la prima messa solenne di Benedetto XVI in Piazza San Pietro fu proprio Castellano che gli si inginocchiò davanti a nome di tutti i consacrati e le consacrate del mondo per i quali aveva tanto lavorato. Il papa fu felice di incontrare di nuovo un amico che, fino a poco tempo prima, era stato suo collaboratore.
«La spiritualità carmelitana era nel suo DNA – ha ricordato il card. de Aviz –, eppure lavorando per la Chiesa sapeva metter da parte anche quella per farsi uno fino in fondo con quanto gli veniva richiesto». Una disponibilità totale quella di Castellano al punto che qualcuno ha affermato che non avesse più una propria spiritualità, ma che in lui si facesse largo la “spiritualità liturgica”, la “spiritualità della Chiesa”.
Con il Movimento dei Focolari
«Forse questa capacità di farsi uno con tutti gli veniva soprattutto dal rapporto con il Movimento dei Focolari» ha detto Santino Bisignano, omi. «Nel rapporto stretto e costante con Chiara Lubich e con la sua spiritualità – ha proseguito –, egli ha trovato alimento per la vita spirituale, motivazione per coltivare i rapporti di comunione con tutti gli ambienti e vocazioni ecclesiali».
L’insegnamento di Giovanni della Croce e Teresa d’Avila, unito alla conoscenza prima e all’accoglienza poi della spiritualità del Movimento dei Focolari, era stato fondamentale per comprendere il peso teologico del “castello esteriore” che Chiara Lubich aveva coniato: «uno dei vertici e una delle sintesi della spiritualità cristiana di tutti i tempi» lo definirà Castellano.
«Se Teresa d’Avila parlava di castello interiore, la Lubich vedeva la realizzazione della sua spiritualità all’esterno, alla mistica comunitaria» ha ricordato l’attuale preside del Teresianum, Bruno Moriconi, ocd.
Per gli studenti
Ma Castellano rimane ancora nell’affetto di tanti suoi studenti del Teresianum, dov’è stato professore e preside per trent’anni, come testimonia la lettera di Paola Mostarda, letta durante l’incontro: «Carissimo padre Jesús… eri già con Dio, ponte, trasparenza e ‘sacramento’ di Lui per noi. Nelle aule e nei parlatoi ci hai lasciato, con la tua vita e con la tua parola, un insegnamento autorevole e affabile allo stesso tempo: tu, uomo di Dio che vivevi costantemente alla presenza di Dio, ci invitavi ad essere sempre davanti a Lui e a Lui ci rimandavi; tu, uomo di preghiera…; tu, uomo di fede e di abbandono…; tu, uomo della cordialità, ci hai mostrato il cuore di Dio: sempre attento alle difficoltà e alle diversità di ciascuna persona, avevi uno sguardo di benevolenza e di amore per tutti…; tu, uomo eucaristico, innamorato del sacramento del Corpo del Sangue di Cristo».
Anche François-Marie Léthel, ocd, docente di spiritualità al Teresianum e segretario della Pontificia Accademia di Teologia ha voluto donare un suo pensiero: «Padre Castellano era un amico e un fratello e sentendolo parlare nuovamente stasera [è stato trasmesso un video, ndr.] sono profondamente toccato, perché recentemente ho conosciuto la spiritualità del Movimento dei Focolari… Ciò che sento in questo momento è la sua presenza per noi al Teresianum, nella nostra comunità di carmelitani. Abbiamo un intercessore per la nostra facoltà che ha una storia così bella e che ha un futuro così grande per la Chiesa. Oggi, sentendo parlare di lui, sento questo profumo della santità».
«Rileggendo nell’oggi della Chiesa i vari documenti del Magistero che stanno guidando il nostro cammino di rinnovamento – scrive Castellano nel primo numero di Unità e Carismi di cui è stato un prezioso collaboratore – noi religiosi sentiamo di essere, come i nostri fondatori rispettivi, al servizio della Chiesa, per la realizzazione della sua missione, affidata da Cristo nella sua preghiera al Padre: ‘Che tutti siano uno affinché il mondo creda che tu mi hai mandato’ (Gv 17, 21). Parole che contengono la missione affidata in modo speciale ai religiosi nel Decreto Perfectae caritatis, n. 15».
Una vocazione tradotta in vita, tanto che al termine del pomeriggio un vescovo ha detto: «Castellano non ha mai perso la propria identità, anzi l’ha ritrovata e donata a tutti, senza distinzioni di sorta. Anche stasera».
Un ricordo
Ricercatore e cultore della storia della spiritualità cristiana, con più di mille titoli all’attivo, ma al tempo stesso un uomo semplice e disponibile. Così ricordano Castellano in tanti. Tra questi c’è anche Fabio Ciardi, omi, che ha curato l’introduzione del libro. A lui abbiamo rivolto alcune domande.
Per Castellano come e quando avvenne la scoperta della spiritualità di comunione di Chiara Lubich?
«Nel 1969 partecipò per la prima volta alla Mariapoli di Rodez, in Francia. Fu l’inizio di un rapporto sempre più profondo con Chiara, con la quale avvertiva una grande sintonia. Durante la sua ordinazione sacerdotale, quando ancora non conosceva il Movimento, aveva recitato la preghiera dell’unità di Gesù. L’aveva imparata a memoria come san Giovanni della Croce e la ripeteva spesso. Quando espresse a Chiara il suo ‘grande desiderio di spendere tutte le mie forze per irradiare la sapienza nella Chiesa’, ella lo chiamò a farne parte scrivendogli: ‘Aspettavo il giorno nel quale Lei, risentendo forte nel cuore la vocazione al Movimento dei Focolari e soprattutto alla sua sapienza, avvertisse il fascino d’impregnarsene sempre più’».
Grande studioso. Una figura ancora troppo poco nota. Qual è la sua eredità?
«Un segno della sua grandezza è proprio la poca notorietà: ha servito dietro le quinte, senza apporre la firma a quanto scriveva per la Santa Sede, senza protagonismi nel lavoro discreto e insieme efficace a favore di tante realtà ecclesiali. Se molte delle idee nuove, come la spiritualità di comunione, si sono affermate nella Chiesa, è anche grazie a lui. Ci lascia una visione positiva della Chiesa, la speranza nel futuro perché nelle mani di Dio, la capacita di meravigliarsi davanti alle opere sempre nuove dello Spirito, il senso della gioia cristiana».
E chi è stato per lei Castellano?
«Una persona alla quale potevo rivolgermi per qualsiasi problema, con la quale potevo condividere pensieri, intuizioni, progetti, sempre pronta ad ascoltarmi, a incoraggiarmi. Una persona che mi dava pace e sicurezza».